Sotto la lente di ingrandimento dei magistrati ancora una volta le banche venete.
I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, su espresso incarico della Procura della Repubblica, hanno disposto un sequestro preventivo preliminare alla confisca diretta della somma di ben 106 milioni di euro nei confronti della Banca Popolare di Vicenza, attualmente in liquidazione coatta amministrativa.
Dietro questa decisione ci sarebbero delle accuse mosse nei confronti degli amministratori, ipotizzati colpevoli di aver autorizzato o, comunque, non inibito, aumento di capitali illegittimi che hanno sfasciato la situazione economica e i risparmi di centinaia di cittadini.
Ma andiamo per ordine.
Da cosa prende le mosse suddetta decisione?
Tutti conoscono la triste storia di centinaia e centinaia di risparmiatori truffati dalle banche venete tramite ingiuste operazioni di aumento di capitale.
Stando alle diverse indagini condotte, è emerso che sin dal mese di febbraio 2014 la struttura dirigenziale della banca ha dato avvio ad una serie di iniziative strategicamente pianificate.
Ciò significa che già in tempi precedenti all’aumento del capitale era stato, dalla banca vicentina, messo in piedi un sistema di aumenti di capitale sapientemente organizzato a tavolino.
Questa decisione rappresenta l’epilogo di una vicenda giudiziaria nata poco tempo fa, in cui era stato sollevato un conflitto di competenza che aveva bloccato la vertenza, per effetto della quale non era stato disposto sequestro.
Per fortuna, la vicenda non passò sotto silenzio e venne invece recuperata dalla Corte di Cassazione che, il 30 ottobre 2017, stabilì che il sequestro non era “abnorme”, così come sostenuto dalla Procura.
A seguire, ecco una seconda decisione, sempre della Cassazione, che, il 7 dicembre 2017 -quindi a pochissimi mesi dalla prima pronuncia- si è espressa sulla competenza dell’autorità giudiziaria di Vicenza al sequestro.
Conclusione: i “numeri” del sequestro
In sostanza, i magistrati di Vicenza hanno registrato l’illegittimità di ben due aumenti di capitale, provvedendo, in conclusione a disporre un sequestro preventivo di ben 106 milioni di euro.
Ci sarebbe davvero da chiedersi se questo debba intendersi come sequestro virtuale, piuttosto che reale, considerando che la banca è in liquidazione.
Tuttavia, sembra proprio che non sia così, visto che la Finanza ha trovato delle disponibilità sufficienti in un conto corrente intestato alla Banca Popolare di Vicenza.
I 106 milioni di euro non sembrano neppure aver esaurito il conto, che al momento è pari a 140 milioni di euro.
Questa decisione a danno della banca veneta è solo l’inizio della fine degli abusi commessi dagli istituti di credito a favore dei risparmiatori.
Molto, infatti, sta cambiando negli ultimi anni e i professionisti sono chiamati a ottimizzare al meglio questa svolta, sfruttandone tutte le sfumature a vantaggio dei propri clienti.
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